Disturbi dell’umore

-Depressione
-Disturbo bipolare
-Depressione post partum

Depressione.
E’ un disturbo dell’umore caratterizzato principalmente da:
-umore depresso o tristezza per la maggior parte del giorno;ridotta capacità di trarre piacere dalle attività che in passato procuravano gioia e soddisfazione;
-senso di fatica e sensazione di non farcela nelle attività quotidiane;
-sensi di colpa, autocritica, autosvalutazione e sensazione di essere un fallito;
-mancanza di speranza e piantopensieri negativi e idee di morte;
-irritabilità;
-difficoltà a prestare attenzione, a concentrarsi e a prendere decisioni;
-sonnolenza e aumento della durata del sonno;
-risvegli notturni angosciosi, con difficoltà a riprendere sonno;
-inappetenza o, in rari casi, aumento dell’assunzione di cibo;
-ridotto desiderio sessuale.
Può manifestarsi con diversi livelli di gravità: per esempio, alcune persone presentano sintomi di bassa intensità a seguito di alcuni momenti di vita di vita mentre altre si sentono così male che non riescono a svolgere le normali attività quotidiane e lavorative.

Possibili cause della depressione

Si tratta di uno dei disturbi psicologici più diffusi nella popolazione; in Italia ne soffre il 15% della popolazione.
È più frequente tra i 25 e i 44 anni di età ed è due volte più comune nelle donne adolescenti e adulte.
Alcuni studi hanno dimostrato che alla base del disturbo ci sono diversi fattori di rischio: perdite importanti (es. perdere il lavoro, un’amicizia, il partner), diminuzione delle attività gratificanti (es. svolgere un lavoro che piace di meno rispetto a quello precedente), mancanza di relazioni sociali (es. trasferirsi in una città dove non si conosce nessuno), richieste nuove dell’ambiente esterno (es. cambiare mansione lavorativa, diventare genitore), problemi di gestione della propria vita (es. essere disoccupato, avere problemi economici).
Anche i fattori biologici (vulnerabilità genetica) e i fattori ambientali possono favorire l’esordio di un quadro depressivo: per esempio l’educazione ricevuta, gli eventi vissuti all’interno della famiglia e quelli vissuti fuori della famiglia (es. esperienze scolastiche e con gli amici).
In particolare, sembra che alcune esperienze precoci negative possano facilitare lo sviluppo di una vulnerabilità acquisita alla depressione e un senso di mancanza di speranza verso il futuro.

Conseguenze della depressione.
Può capitare a tutti, qualche volta, di essere un po’depressi, ma ciò non significa che tutti necessitano di un trattamento.
La depressione necessita di un intervento clinico quando i suoi sintomi sono molto intensi, provocano una forte sofferenza e durano da molto tempo (più di 6 mesi).
Nella depressione “clinica”, inoltre, sono presenti autocritica, sensi di colpa, disperazione, mancanza di speranza verso il futuro, pessimismo eccessivo e pensieri di morte.
Per sapere se una persona è “clinicamente” depressa, inoltre, bisogna prendere in considerazione i motivi e le cause della sua depressione. Sentirsi molto tristi e privi di energia, avere sentimenti di vuoto, sentire di aver perso ogni interesse verso il mondo esterno dopo aver perso una persona cara (es. separazione, divorzio, lutto) è una reazione naturale, coerente con l’esperienza che stiamo vivendo e, nella maggior parte dei casi, transitoria.
La depressione conseguente ad una separazione o ad un lutto, quindi, non è un disturbo psicologico; questa va trattata clinicamente se non si risolve spontaneamente in un arco di tempo che può andare dai 6 ai 12 mesi (lutto complicato).

Per saperne di più:

Teoria e terapia cognitive della depressione.
Clark D.A, Beck A.T., Alford B.A. – Editore Masson

Principi di terapia cognitiva.
Beck Aron T. – Casa Editrice Astrolabio

Disturbo bipolare.

Il disturbo bipolare è descritto dall’alternanza di uno stato depressivo e uno maniacale (o ipomaniacale); quando la persona transita in modo non definitivo da uno stato all’altro (cioè non è completamente depresso né completamente in mania) si può presentare, invece, lo stato misto.
È presente un’oscillazione tra stato depressivo ( abbassamento tono dell’umore, rallentamento dei pensieri, scarsa energia, etc) e stato mentale caratterizzato da episodi di eccitazione maniacale e ipomanicale.
La fase maniacale è rappresentata da umore esaltato, iperattività motoria, irritabilità, diminuzione del bisogno di dormire, agitazione psicomotoria, rabbiosità e intolleranza.
L’ipomania, infine, è uno stato alterato dell’umore meno intenso rispetto allo stato maniacale.
E’ necessario, tuttavia, differenziare la ipomania dalla felicità, in quanto la prima è percepita dagli altri come inusuale, non è collegata agli eventi di vita, si presenta con instabilità del tono dell’umore ed il soggetto presenta una storia di depressione.
Comunemente si distinguono due forme di disturbo bipolare:
-il disturbo bipolare di tipo I, caratterizzato da episodi depressivi e episodi maniacali;
-il disturbo bipolare di tipo II, caratterizzato da episodi depressivi e episodi ipomaniacali

Possibili cause del disturbo bipolare
Le ricerche sostengono che 1 persona su 100 può soffrire di disturbo bipolare, con la stessa probabilità per gli uomini e le donne.
Di solito il primo episodio del disturbo si sviluppa nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, per poi aversi più o meno frequentemente per tutta la vita.
La gran parte della comunità scientifica è concorde per una ipotesi multifattoriale nella genesi della malattia: per esempio, possono svolgere un ruolo importante alcuni fattori come gli eventi di vita stressanti o successi, il consumo eccessivo di caffè, alcol, droga o altri stimolanti, le gravi irregolarità del sonno, una bassa qualità di vita, alcuni farmaci, e così via.
La combinazione tra questi fattori e quelli genetici causa la malattia.

Conseguenze
Nonostante non sia molto diffusa, è una malattia seria e, se non trattata adeguatamente, può causare gravi sofferenze e risultare anche molto invalidante.
Le manifestazioni del disturbo bipolare sono severe e possono rovinare i rapporti interpersonali, causare la perdita del lavoro e, in casi estremi, esitare in comportamenti suicidari.

Per saperne di più:

Elementi di psicoterapia cognitiva
Perdighe C., Mancini F.- Editore Giovanni Fiorini

Teoria e terapia cognitive della depressione.
Clark D.A, Beck A.T., Alford B.A. – Editore Masson

Depressione post partum

La depressione postpartum è classificata all’interno del DSM-IV-TR come un caso particolare dei disturbi dell’umore con esordio entro le prime 4 settimane dopo un parto.
La depressione postpartum porta ad avere diversi sintomi che possono essere raggruppati nelle seguenti quattro aree:
•Sintomi affettivi: cattivo umore, tristezza, sconforto, senso di disperazione, sentimenti di vuoto e di inutilità nei confronti della propria vita, voglia di piangere, mancanza di interesse nelle attività da svolgere, calo della partecipazione emotiva a ciò ce la circonda, desiderio di isolamento e di ritiro, ansia, irritabilità, sbalzi emotivi, possibili attacchi di panico.
•Sintomi cognitivi: pensieri di scarso valore personale, soprattutto legati alla sfera della maternità, autoaccusa e autocritica, valutazioni false della realtà che portano a considerare gli impegni quotidiani delle montagne insormontabili, indecisione e difficoltà a concentrarsi, preoccupazione rispetto alla propria salute, pensieri sulla morte e sul suicidio, sensi di colpa.
•Sintomi comportamentali: riduzione dell’attività spontanea, generale rallentamento o agitazione motoria, riduzione della mimica facciale.
•Sintomi fisiologici: disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, indipendentemente dalla presenza del bambino), maggiore o minore appetito, affaticabilità, sensazione di essere costantemente debole e molto stanca.

Possibili cause della depressione postpartum

Le statistiche dicono che la depressione post partum colpisce ogni anno circa 80.000 italiane (16% delle neomamme) e solo il 50% di queste donne chiede aiuto mentre la restante parte o non chiede aiuto, o lo rifiuta, o ricerca assistenza solo per la gestione del bambino.
La scarsa consapevolezza nelle madri che si vergognano di provare sentimenti negativi di fronte ad aspettative comuni che identificano la maternità come il momento più felice della vita, unita alla mancanza di capacità professionali nell’identificare e nel trattare la depressione post-partum, portano ad una mancanza di cura di questo importante disturbo con possibili conseguenze negative sulla donna, sul bambino, sulla relazione madre-bambino, sul partner e sulla relazione di coppia.
Le cause della depressione post-partum sono molteplici e coinvolgono fattori ormonali, fisici, psicologici, sociali e cognitivi.
Alcuni studi imputano l’apparizione della “depressione post-partum” a cambiamenti ormonali nella donna, più in particolare nel calo del livello degli estrogeni e del progesterone.
In realtà ci sono molti altri fattori che concorrono alla comparsa della “depressione post-partum”, perlopiù di origine psicologica legata agli eventi immediatamente successivi al parto, come il cambiamento di ruolo della donna in ambito sociale, il timore per le sue imminenti responsabilità, il proprio aspetto fisico.
La sintomatologia della depressione postpartum si può manifestare in forma lieve e scomparire nel giro di pochi giorni, ma che se dovesse perdurare richiede l’intervento di uno specialista, maggiormente se nella sua patologia più grave, denominata “psicosi postpartum”.
E’ molto importante distinguere la depressione postpartum da altri disturbi legati alla maternità:
-maternity blues, (chiamata anche baby blues oppure tristezza postpartum):
colpisce fino al 70% delle donne, interviene nelle prime 48 ore e può durare nei 10 giorni successivi al parto, è transitoria e non compromette il funzionamento globale della neo mamma.
I principali sintomi sono sbalzi di umore, umore labile, con facile tendenza al pianto, tristezza, ansia, mancanza di concentrazione, sensazione di dipendenza.
È necessario rivolgersi ad uno specialista se i sintomi sono di una entità allarmante o comunque persistono oltre le due settimane, se si ha la sensazione di poter fare del male a se stesse o al proprio bambino e se i sintomi di ansietà, paura e panico si manifestano con grande frequenza nell’arco della giornata;
-psicosi postpartum:
è la forma più grave di depressione e richiede misure mediche tempestivi. I sintomi comprendono stati di agitazione, confusione, pessimismo, disagio sociale, insonnia, paranoia, allucinazioni, tendenze suicide o omicide nei confronti del bambino.
Il rischio di episodi postpartum con manifestazioni psicotiche sembrano verificarsi da 1 su 500 fino a 1 su 1000 parti e possono essere più frequenti nelle primipare.

Fonte:

DSM-IV-TR .Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
American Psychiatric Association (2000)
Text Revision, Masson, Milano