Disturbi d’ansia

Disturbo di panico

L’ansia e la paura sono emozioni normali, che provano tutti.
Hanno la funzione di segnalare situazioni pericolose o spiacevoli, mediante le modificazioni fisiologiche prodotte dall’adrenalina che entra in circolo nel sangue.
Entro certi livelli, dunque, l’ansia e la paura sono necessarie a ciascuno di noi in quanto ci consentono di affrontare le situazioni temute ricorrendo alle risorse mentali e fisiche più adeguate.
Un attacco di panico è un periodo preciso di intensa paura o disagio, durante il quale quattro o più dei seguenti sintomi mentali e fisici si sono sviluppati improvvisamente e hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti:
-palpitazioni o tachicardia;
-sensazione di asfissia o di soffocamento;
-dolore o fastidio al petto (es. senso di oppressione toracica);
-sensazioni di sbandamento o di svenimento (es. debolezza alle gambe, vertigini, visione annebbiata);
-disturbi addominali o nausea;
-sensazioni di torpore o di formicolio;
-brividi di freddo o vampate di calore;
-tremori o scosse;
-bocca secca o nodo alla gola;
-sudorazione accentuata;
-sensazione di irrealtà (derealizzazione) o sensazione di essere staccati da se stessi (depersonalizzazione);
-confusione mentale;
-paura di perdere il controllo o di impazzire;
-paura di morire.

Attacchi di panico con agorafobia:
Viene specificata questa diagnosi nel caso in cui l’ansia sia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto di un Attacco di Panico inaspettato.
I timori agorafobici riguardano tipicamente situazioni caratteristiche che includono essere fuori casa da soli, essere in mezzo alla folla o in coda, essere su un ponte e il viaggiare in autobus, treno o automobile.
Queste situazioni vengono evitate oppure sopportate con molto disagio o con ansia di avere un Attacco di Panico o sintomi tipo panico, o viene richiesta la presenza di un compagno.

Possibili cause del disturbo di panico.
Il primo attacco di panico si manifesta quasi sempre durante un periodo in cui tensione o stress sono elevati. I fattori di rischio risultano essere:
-situazioni stressanti fisiche: iperlavoro, uso di alcolici o di droghe, mancanza di sonno, ipoglicemia (basso livello degli zuccheri nel sangue);
-situazioni stressanti psicologiche :pressioni sul lavoro, conflitti interpersonali, malattie dei familiari, lutti;
-caratteristiche di personalità, consistenti essenzialmente in una sensibilità agli stimoli ansiogeni, che si manifesta in particolare con lo stile di pensiero catastrofico.

Circolo vizioso del panico e conseguenze
Nel modello proposto da Clark (1986), gli attacchi di panico sono il risultato di catastrofiche interpretazioni di eventi fisici e mentali,erroneamente considerati segni di un imminente disastro, quale avere un attacco cardiaco, svenire, soffocare, perdere il controllo.
Ogni stimolo esterno o interno, che è giudicato minaccioso, produce lo stato d’ansia e i relativi sintomi somatici associati, che se sono interpretati in modo catastrofico, producono un ulteriore aumento del livello di ansia.
Le sensazioni provate durante il primo attacco di panico sono così spiacevoli da indurre nel soggetto il timore di riprovarle, per cui si sviluppa la paura della paura (ansia anticipatoria).
La persona può cercare, quindi, di mettere in atto dei comportamenti volti a prevenire il verificarsi di altri attacchi attraverso evitamenti: per esempio non utilizzare l’automobile, il treno, la metropolitana, non frequentare luoghi chiusi, non allontanarsi da posti considerati sicuri, e comportamenti protettivi come allontanarsi di casa solo con persone conosciute, portare con se farmaci per l’ansia, etc.
La riduzione dell’autonomia danneggia la qualità di vita della persona e dei suoi familiari, e a lungo termine può produrre un decremento dell’autostima e della stima di sé.
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Trattamento dei disturbi d’ansia. Guida per il clinico e manuali per chi soffre del disturbo.
Andrews G.- Centro Scientifico Editore Torino

Elementi di psicoterapia cognitiva
Perdighe C., Mancini F.- Editore Giovanni Fiorini

Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia
Wells A. – McGraw-Hill, Milano.

Disturbo d’ansia generalizzato

Il disturbo d’ansia generalizzato è caratterizzato da sintomi d’ansia persistenti, caratterizzato da un’intensa preoccupazione sproporzionata rispetto all’evento temuto, pervasiva e difficilmente controllabile dal soggetto.
Il contenuto di queste preoccupazioni riguarda eventi e situazioni di tutti i giorni, ad esempio ci si preoccupa di disgrazie, fallimenti, giudizi negativi relativi a familiari, relazioni sociali, lavoro o studio, malattie,infortuni e denaro.
Temi comune di preoccupazione possono comprendere problemi che possono presentarsi nel futuro, perfezionismo, pura dei insuccesso, paura di essere giudicato negativamente dagli altri.
Queste preoccupazioni eccessive sono accompagnate da almeno tre dei seguenti sintomi:
•irrequietezza;
•facile affaticabilità;
•difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria;
•irritabilità;
•sonno disturbato;
•tensione muscolare.

Possibili cause.
L’esordio del disturbo è graduale e compreso tra l’adolescenza e i trenta anni d’età. In base ad alcuni studi, sono emerse più cause:
l’effetto della personalità. Le persone che soffrono di ansia generalizzata si descrivono come sensibili, emotive, facili a preoccuparsi, caratteristiche che tendono a essere comuni nella stessa famiglia;
eventi di vita che provocano stress: prendere una decisione importante, cambiare lavoro, abitudini, partner;
uno stile di pensiero che porta ad interpretare gli eventi in modo minaccioso. Questa visione del mondo si forma in base alle esperienze di vita precedenti, in particolare eventi di vita stressanti, comportamenti dei genitori, etc.

Circolo vizioso e conseguenze.
Le persone che soffrono di disturbo d’ansia generalizzato, spesso si preoccupano di avere preoccupazioni e di solito si esprimono con pensieri di questo tipo: “non riuscirò a controllare questa preoccupazione”, “non smetterò mai di preoccuparmi”.
Ciò provoca un’intensificazione dell’ansia in una specie di circolo vizioso che continua ad aggravare i sintomi e le difficoltà di funzionamento sociale e lavorativo.
Per alcune persone, l’intensa preoccupazione è un modo per essere sempre pronti ad affrontare l’evento temuto.
Purtroppo tali apprensioni non fanno altro che aumentare la sensazione di vulnerabilità, incrementando il numero di aspettative negative.

Per attenuare le preoccupazioni, chi ha il disturbo d’ansia generalizzato può tentare di attuare comportamenti che al momento sono utili, ma a lungo termine possono contribuire a rafforzarlo:
-distrazione e controllo del pensiero, al fine di sopprimere le preoccupazioni (es. tenersi impegnati per distrarsi da pensieri preoccupanti);
-evitamenti, al fine di evitare le situazioni in cui teme possa preoccuparsi (es. evitare di leggere i giornali o di seguire i notiziari per non venire a conoscenza di notizie potenzialmente preoccupanti, rinviare alcune attività per il timore di risultati non soddisfacenti);
-richiesta di rassicurazioni, al fine di interrompere le rimuginazioni (es. chiedere rassicurazioni agli altri sul fatto che le cose andranno bene).
Chi soffre di questo disturbo ha difficoltà ad impedire che tali preoccupazioni interferiscano con l’attenzione verso altri ambiti: lavorativi, familiari e sociali creando così una compromissione del funzionamento generale.
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Fobia sociale.

La caratteristica principale della fobia sociale è la paura di essere criticati durante l’esecuzione di vari compiti di vario genere soggetti alla possibile valutazione di altre persone.
Le situazioni più frequentemente temute sono: per es. mangiare in pubblico, fare la fila,usare i bagni pubblici, parlare (dal vivo ma anche al telefono) a una o più persone sconosciute.
Alcuni hanno più paura delle situazioni in cui viene richiesta loro una prestazione, altri delle interazioni a livello sociale.
Ciò che si teme in realtà è il giudizio negativo degli altri; in particolare la persona ha paura di essere giudicato male dagli altri se si dovessero accorgere che è ansioso ( ad es. arrossisce, trema, suda), oppure perché potrebbe dire qualcosa di sbagliato, apparire impacciato, avere un attacco.
La fobia sociale può essere confusa con la timidezza: infatti consiste nell’essere troppo coscienti di se stessi, senza che comporti i grossi disagi e gli evitamenti caratteristici della fobia sociale che invece comincia a preoccuparsi molto tempo prima, sta sempre peggio se rimane nella situazione, la prossima volta può essere ancora più preoccupato.

Possibili cause.
La fobia sociale è presente in molte culture. Il 50% dei pazienti presenta l’esordio entro i 13 anni; mentre il 90% entro i 23 anni (Kessler et al., 2005).
Oltre il 50% di pazienti con fobia sociale presenta fobia sociale generalizzata.
La fobia inizia generalmente durante l’adolescenza e tende ad avere un percorso cronico, senza guarigioni spontanee.
Non si conoscono con certezza le cause, sembra che un fattore più importante sia determinato dalla personalità. Le persone con fobia sociale si descrivono di solito come sensibili alle critiche e alle opinioni degli altri, emotive, facili a preoccuparsi.
Un’ altro fattore di rischio è genetico: rispetto al resto della popolazione, sembra che si manifesti con maggior frequenza nei consanguinei di primo grado dei soggetti con fobia sociale.

Circolo vizioso e conseguenze.

La caratteristica centrale della fobia sociale è il forte desiderio di dare una buona impressione di sé agli altri e ciò è accompagnato da una forte insicurezza e incertezza sulla sua riuscita.
La perdita dello status sociale riguarda anche la percezione che l’individuo stesso ha di sé; questi giudizi di pericolo attivano un processo d’ansia consistente in cambiamenti fisiologici, cognitivi, emotivi e comportamentali.
Tali sintomi costituiscono ulteriori fonte di pericolo dal momento che sono giudicate come minacce per le proprie capacità e rendono ancora più difficile la prestazione.
Due elementi che contribuiscono a mantenere il disturbo sono l’evitamento delle situazioni temute e i comportamenti protettivi allo scopo di nascondere o evitare le conseguenze temute
Ad esempio il soggetto può non togliere la giacca in un ambiente caldo per non far vedere che suda, creando, così, le condizioni per sudare ancora di più e sentirsi ancora di più in imbarazzo.
I comportamenti protettivi, come quelli di evitamento, temporaneamente riducono il timore di fare una brutta figura, ma alla lunga peggiorano i sintomi.
Gli individui con questo disturbo possono sperimentare disagio in ambito scolastico o lavorativo causato dalla presenza di ansia da prestazione.
Dal punto di vista sociale e affettivo, i soggetti con questa diagnosi hanno meno probabilità di avere relazioni sociali e sentimentali rispetto alla popolazione generale. Nei casi più gravi la persona si può isolare completamente.

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Fobie specifiche

La fobia specifica è un tipo particolare di paura.
Una fobia è diversa da una normale paura per tre ragioni.
La prima differenza è che la paura provata nelle fobie è particolarmente intensa e da luogo a molte reazioni:
•tachicardia (aumentata frequenza del battito cardiaco);
•sudorazione;
•mancanza d’aria;
•vampate improvvise di caldo e di freddo;
•impulsi e azioni;
•sentire l’impulso di scappare o fuggire veramente;
.piangere o gridare;
•preoccupazioni del tipo: “Che succederebbe se…”;
•vergogna;
•incapacità di pensare con chiarezza.

L’ evitare ciò che si teme oppure il riuscire a sopportare la situazione temuta solo con molto malessere è la seconda caratteristica di una fobia.
L’evitamento si può presentare in molte forme diverse: per esempio non avvicinarsi all’oggetto o alla situazione temuti, fuggire dalla situazione, trovare scuse per non fare ciò che si teme, immaginare di essere da qualche altra parte, bere alcolici o fare uso di droghe, prendere ansiolitici, etc.
Più precisamente le fobie sono legate ai seguenti temi principali:
Fobia Tipo Animali:
questo sottotipo di fobia specifica dovrebbe essere specificato qualora la paura fosse provocata da animali o insetti. Questo sottotipo esordisce generalmente nell’infanzia.

Fobia Tipo Ambiente Naturale:
se la paura viene provocata da elementi dell’ambiente naturale (es. fobia dei temporali, delle altezze, dell’acqua). L’esordio di questo tipo di fobia avviene in genere nell’infanzia.

Fobia Tipo Sangue –Iniezioni -Ferite:
bisogna specificare se la paura viene provocata dalla vista del sangue o di una ferita, o dal ricevere un’iniezione o da altre procedure mediche invasive. E’ un sottotipo di fobia con elevata familiarità, ed è spesso caratterizzato da un’imponente risposta vasovagale.

Fobia Tipo Situazionale:
specificare se la paura viene provocata da una situazione specifica, come trasporti pubblici (fobia autobus, metropolitana, tram), tunnel e gallerie, ponti, ascensori, volare, guidare, o luoghi chiusi. Questo sottotipo ha una distribuzione dell’età di esordio bimodale, con un picco nell’infanzia ed un altro picco verso i 25 anni. Questo sottotipo sembra simile al disturbo di panico con agorafobia dal punto di vista della distribuzione tra i sessi, la condizione familiare e l’età di esordio.

Altro Tipo di Fobia:
specificare “fobia altro tipo” se la paura viene provocata da altri stimoli.
Questi stimoli possono includere: la paura o l’evitamento di situazioni che potrebbero portare a soffocare, vomitare o contrarre una malattia;
la fobia dello spazio (cioè la persona ha paura di cadere giù se è lontano da muri o altri mezzi di supporto fisico) ed il timore nei bambini dei rumori forti o dei personaggi in maschera.
La terza e ultima importante caratteristica delle fobie è che sembrano insensate: vi è un conflitto tra la consapevolezza razionale che la situazione è relativamente sicura e il dubbio continuo che possa non esserlo.

Possibili cause.
Le paure fobiche sono falsi allarmi che si generano perché il meccanismo attacco/fuga è troppo sensibile a causa dello stress, della respirazione eccessiva (detta iperventilazione) e dalla propria storia personale.
Sembra che le fobie possono insorgere a causa dell’esperienza diretta (per es. essere morsi da un cane) oppure qualche volta può bastare esserne stato solo testimone.
Possono nascere anche per conoscenza indiretta, ad es. ascoltare le spaventose conseguenze che possono derivare da una situazione; infine, vi sono persone che hanno l’impressione che la loro fobia ci sia sempre stata e non riescono a ricordare niente che possa averla iniziata.

Circolo vizioso e conseguenze.

La persona che ha una fobia specifica a volte crede che situazioni temute siano molto più pericolose del reale e di quanto pensano gli altri.
Capita quindi che inizino pensieri pessimistici, sensazioni di impotenza o incapacità fino a veri e propri stati depressivi.
Si crea ciò che comunemente viene definito “circolo vizioso” che alimenta, anziché risolvere, il problema: questo circolo porta la persona a soffrire in anticipo dell’ansia relativa all’oggetto della fobia.
Uno dei comportamenti più comuni è quello di tentare di evitare l’oggetto o la situazione fobigeni o cercare di controllare l’ansia, la paura o gli stessi stimoli che generano la sensazione d’ansia o vere e proprie crisi di panico.
Comunemente le persone che soffrono di fobie descrivono l’attacco di panico associato allo stimolo fobigeno come una crisi isterica, crisi nervosa e così via.
Alcune situazioni sono difficili da evitare e la persona si sente spesso imbarazzato evitando così anche le relazioni sociali e limitando le proprie attività: accade spesso che le fobie sono situazionali, legate a ruoli, persone o mezzi di trasporto.
L’imbarazzo per il proprio problema o la sola idea che la paura possa essere assurda, non permette nemmeno alla persona di chiedere un supporto psicologico.

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Disturbo ossessivo-compulsivo.

Il disturbo ossessivo- compulsivo è uno dei disturbi d’ansia più frequenti ed è caratterizzato da presenza di ossessioni e compulsioni: le ossessioni sono pensieri, immagini mentali o impulsi che si manifestano ripetutamente nella mente di una persona e che sono fastidiose e prive di senso.
Le compulsioni, dette anche cerimoniali e o rituali, sono invece dei comportamenti ripetitivi (es, lavarsi le mani, controllare, pulire) o delle azioni mentali (es. contare, pregare, ripetere formule superstiziose) messi in atto per ridurre il senso di disagio e l’ansia provocati dai pensieri ossessivi.
La riduzione del malessere e dell’ansia conseguente all’esecuzione del rituale è però di breve durata e quindi la persona trova il bisogno di ripeterlo.
I sottotipi del disturbo ossessivo-compulsivo sono:
-ossessioni e checking:
si tratta di ossessioni e compulsioni che implicano controlli ricorrenti allo scopo di prevenire gravi incidenti o catastrofi o di assicurarsi che non siano avvenute.
Le persone con questa tipologia di disturbo tendono a mettere in atto rituali di controllo per tranquillizzarsi rispetto al dubbio di aver danneggiato se stesso, i propri cari o qualcos’altro.
Controlli tipici riguardano l’aver chiuso la porta di casa, il gas o l’acqua, l’aver contato bene i soldi oppure di non aver investito qualcuno;
-pulizia e lavaggi:
le persone che ne soffrono sono tormentate dall’ insistente preoccupazione che loro stesse o un familiare possa ammalarsi entrando in contatto con sostanze di vario tipo: sporcizia, sostanze chimiche, carne cruda, saponi, siringhe.
La contaminazione può essere anche da sporco di natura sociale (es. il male, il diavolo).
I rituali tesi a neutralizzare la contaminazione sono i lavaggi ripetuti, sterilizzazioni, delle mani, dei vestiti e di oggetti personali;
-ordine e simmetria: si tratta di sintomi correlati a un’intolleranza agli oggetti posti in modi disordinato o asimmetrico. Libri, penne, abiti, pentole sono riordinati secondo una sequenza logica (per es. per grandezza, per colore).
Quando il paziente percepisce asimmetria o disordine si impegna anche per molte ore a riordinare questi oggetti fino a sentirli “a posto”;
-accumulo: è un tipo d’ossessione caratterizzata dall’impulso ad accumulare e conservare oggetti insignificanti e deperibili (es. giornali vecchi, bottiglie vuote, confezioni di alimenti) pensando che un giorno possano servire a qualcosa.
Ci sono persone che arrivano persino a raccogliere lattine vuote e pacchetti di sigarette per strada, o dai bidoni della spazzatura. Lo spazio occupato da tali collezioni diventa tale da sacrificare la vita delle persone e dei suoi familiari. Generalmente non ci sono ossessioni ma sono molto spaventate all’idea di buttar via qualcosa;
-superstizione: chi ne soffre pensa che il fatto di compiere determinati gesti, pronunciare certi numeri, vedere carri funebri, cimiteri, manifesti mortuari, determini l’esito degli eventi.
Questo è il caso di chi, quando sente determinati suoni considerati negativi, o certe parole (morte, diavolo etc) mentre compie una determinata azione deve ripeterla un certo numero di volte affinché questo rituale neutralizzi la negatività associate a quel suono o a quella parola;
-ossessioni pure: senza compulsioni, la persona è spaventata da pensieri e spesso immagini relative a scene in cui la persona attua comportamenti indesiderati, privi di senso, pericolosi.
Tra queste troviamo: il timore di far del male a stesso agli altri (es. avvelenare il cibo di altre persone, di far del male ai bambini piccoli, di ferire i sentimenti degli altri), il timore di pronunciare frasi oscene o insulti, bestemmiare, oppure il dubbio o il terrore di essere perversi, pedofili o omosessuali.

Possibili cause.
Il disturbo si manifesta generalmente nella prima giovinezza ( tra i 15 e 25 anni il massimo dell’incidenza), con una prevalenza lifetime che oscilla intorno al 2-2,5% nella popolazione generale (Foa et al 2001).
Il decorso raramente è episodico: è invece un disturbo che tende a cronicizzate, anche se con fasi fluttuanti di miglioramento e di peggioramento, e a diventare invalidante.
A oggi non si conoscono con sicurezza le cause del disturbo ossessivo compulsivo.
Si pensa tuttavia che alcuni fattori individuali possono concorrere all’aumento dei pensieri intrusivi indesiderati .
Tra i fattori individuali vi sono lo stress e l’umore disforico ( uno stato misto di rabbia e tristezza). Si ipotizza, inoltre, che ci siano anche delle caratteristiche di personalità che possano predisporre allo sviluppo di pensieri intrusivi indesiderati (es. l’alta sensibilità alla minaccia o al pericolo, l’alta frequenza di emozioni negative, la rigidità morale e la timidezza).

Circolo vizioso e conseguenze.

L’esposizione ad uno stimolo che provoca ansia determina un notevole aumento del malessere e del bisogno di compiere il rituale, mentre l’inizio del rituale causa un’immediata riduzione dell’ansia.
L’attenuazione del malessere dura poco, ma la persona impara velocemente che la si può ottenere di nuovo ripetendo il rituale senza nessuna distrazione altrimenti si ripete da capo tutto il rituale con maggiore cura.
Chi soffre di questo disturbo è talmente stremato dai continui rituali che cerca di evitare tutta una serie di situazioni.
Gli evitamenti possono causare una serie di limitazioni sia nella vita sociale che lavorativa.
Nei casi più gravi non riescono più a svolgere alcuna attività lavorativa oppure devono accontentarsi di impegni con bassa responsabilità.
Questo disturbo, inoltre, si riflette negativamente anche sulla qualità e la durata delle relazioni d’amicizia ed affettive; il 50% dei pazienti, infatti, non riesco a stabilizzare o a mantenere un rapporto con un partner.

Per saperne di più:

Elementi di psicoterapia cognitiva
Perdighe C., Mancini F.- Editore Giovanni Fiorini

Il disturbo ossessivo-compulsivo. Caratteristiche cliniche e tecniche d’intervento.
Déttore D., II ed., 2003, Mc Graw-Hill, Milano

Trattamento dei disturbi d’ansia. Guida per il clinico e manuali per chi soffre del disturbo.
Andrews G.- Centro Scientifico Editore Torino

Disturbo post traumatico da stress

Il disturbo post traumatico da stress si sviluppa quando la persona è stata esposta ad un evento traumatico che implichi: una minaccia di morte o un grave danno fisico o altri tipi di minaccia all’integrità fisica, l’essere testimoni di un evento che minacci l’integrità fisica di un’altra persona, venire a conoscenza di una morte improvvisa o violenta oppure di un grave danno fisico che ha colpito una persona cara.
Gli eventi traumatici più comuni sono di origine umana (aggressioni fisiche o sessuali, incidenti di macchina o di aereo, uccisioni o ferimenti, umiliazioni sul posto di lavoro) o di origine naturale (incendi, terremoti, inondazioni o tempeste).
Lo stesso evento viene vissuto in modo differente e può avere conseguenze diverse.
La risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore e l’evento traumatico viene rivissuto persistentemente con ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni, incubi e sogni spiacevoli, evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale, aumentato, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità o scoppi di collera, difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.
Possibili cause

Tutt’oggi rimangono non del tutto chiari i meccanismi che facilitano l’insorgenza del disturbo stesso, dato che non tutti gli individui che subiscono un trauma sviluppano tale sindrome.
La maggior parte delle persone si riprende nelle settimane e nei mesi successivi altre richiedono un aiuto specialistico.
Può colpire persone di qualsiasi età, cultura, sesso; la diversa sensibilità a tale disturbo dipende dalla personalità, dalle esperienze di altri eventi negativi nel passato, e dalle reazioni successive degli altri.

Conseguenze

L’intensità dei sintomi varia nel corso del tempo: di solito iniziano subito dopo l’evento traumatico ma vi sono rari casi in cui i sintomi compaiono solo dopo diversi mesi o addirittura anni e possono essere molto disturbanti e invalidanti creando effetti negativi indiretti anche sui familiari e sui colleghi di lavoro.
Per questo si rende necessario trattare immediatamente e profondamente il disturbo.

Per saperne di più:

Elementi di psicoterapia cognitiva
Perdighe C., Mancini F.- Editore Giovanni Fiorini

Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo, evitamento.
Sassaroli S., Lorenzini R., Ruggiero G.M. ¬– Editore Raffaello Cortina

Ipocondria.

La caratteristica principale tipica dell’ipocondria, o ansia connessa con lo stato di salute , è la credenza, basata sull’interpretazione erronea di segni o sintomi fisci, di avere o di stare sviluppando una grave patologia, senza che un’accurata valutazione medica abbia identificato motivi sufficienti per giustificare questi timori.
Secondo il DSM-IV, la preoccupazione dovrebbe causare un considerevole disagio e il problema dovrebbe sussistere per almeno 6 mesi perché si possa legittimare una diagnosi di ipocondria.

Possibili cause.
Le determinanti più importanti sembrano essere quelle ambientali.
Fattori ambientali importanti sembrano essere tutte le esperienze precoci di apprendimento (episodi di malattia, aver ottenuto cure o altri tipi di rinforzo solo se malati, aver osservato figure significative avere a che fare con la malattia) che portano il soggetto a formulare e convalidare credenze disfunzionali sulla propria debolezza e su quanto siano pericolose le perturbazioni e le sensazioni del corpo (Robbins & Kirmaier, 1996; Witehead et al., 1994).
L’Ipocondria può insorgere a qualsiasi età anche se si sviluppa più spesso nella prima età adulta.
E’ ugualmente comune in uomini e donne (Creed & Barsky, 2004) e tipicamente insorge durante periodi di intenso stress, durante o dopo una grave malattia oppure dopo la perdita di un familiare (Barsky & Klerman, 1983).
L’ipocondria ha spesso un decorso cronico, persiste per anni nel 50% dei casi e presenta una comorbidità con disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e disturbi somatoformi (American Psychological Association, 2000).

Conseguenze

La risposta affettiva che accompagna le false interpretazioni è tipicamente l’ansia che viene interpretata erroneamente : per esempio i cambiamenti delle funzioni fisiologiche, come quella intestinale, il ritmo cardiaco e modificazioni del sonno possono essere oggetto di interpretazioni errate.
Una persona in ansia per il proprio stato di salute, cercherà rassicurazione da medici e specialisti esponendosi maggiormente all’eventualità di pareri diversi e contraddittori (Wells, 1997).
Per esempio, un soggetto preoccupato di avere una malattia cardiaca non si sentirà rassicurato dalla ripetuta negatività dei reperti delle visite mediche, dell’ECG, o persino della angiografia cardiaca.
I soggetti con l’ipocondria possono allarmarsi se leggono o sentono parlare di una malattia, se vengono a sapere che qualcuno si è ammalato, o a causa di osservazioni, sensazioni, o eventi che
riguardano il loro corpo.
La preoccupazione riguardante le malattie temute spesso diviene per il soggetto un elemento centrale della immagine di sé, un argomento abituale di conversazione, e un modo di rispondere agli stress della vita.

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