Gioco d’azzardo patologico

Gioco d’azzardo patologico.

Il DSM-IV (APA, 1994) colloca il gioco d’azzardo patologico tra i Disturbi del Controllo degli Impulsi non classificati altrove, cioè tra quelle patologie caratterizzate dall’incapacità di resistere ad un desiderio non prorogabile, ad un impulso, o alla tentazione di compiere un certo comportamento, anche pericoloso.
Chi ne soffre dice di provare una crescente sensazione di tensione o di eccitazione prima di compiere l’azione, seguite da piacere, gratificazione, sollievo. Dopo l’azione, si possono provare rimorso, autocolpevolizzazione, senso di colpa.
La caratteristica fondamentale del Gioco d’Azzardo Patologico è un comportamento persistente,ricorrente, e maladattivo di gioco d’azzardo che compromette le attività personali, familiari, o lavorative.

La parola “azzardo” deriva dal francese hasard, che a sua volta deriva dall’arabo e significa “dado”.
Oggi si è soliti riferirsi al gioco d’azzardo con la parola inglese gambling e ai giocatori col termine
gamblers.

Vengono definiti “giochi d’azzardo” tutti quei giochi il cui risultato finale è determinato dal caso;
rientrano in questa categoria i giochi dentro i casinò, le scommesse sulle corse dei cavalli e dei cani, lelotterie, il totocalcio, il lotto, il superenalotto, ecc. Tutte queste forme di gioco d’azzardo sono ammesse nella maggior parte dei paesi del mondo, e costituiscono una fiorente industria sia in Europa che negli Stati Uniti.

Fasi del gioco d’azzardo patologico
Si è già detto che il gioco d’azzardo patologico è una malattia progressiva; ciò significa che è possibile individuare delle fasi di sviluppo della patologia. Lo schema più frequentemente utilizzato è quello elaborato da Custer (1982).

1) Fase Vincente
È caratterizzata dal gioco occasionale. In questa fase, il giocatore gioca soprattutto per divertirsi e passare il tempo.
Tale fase dura generalmente dai tre ai cinque anni e durante questo periodo il giocatore vince più spesso di quanto perda.
Questo fatto, insieme alla presenza, di solito, di una “grossa vincita” (intendendosi con questa una vincita uguale ad almeno un anno di stipendio), rinforzano nel giocatore l’idea di essere più abile degli altri e di essere un grande giocatore. Si convince di potere diventare un giocatore “professionista”, e spesso si percepisce come tale, sviluppando fantasie di vittoria e di successi esagerati.

2) Fase Perdente
Durante questa fase, che dura in media più di cinque anni, il giocatore spende sempre più tempo e più soldi nel gioco. Non è più un passatempo per stare insieme agli altri, diventa un gioco solitario.
Quando incomincia a perdere, il giocatore dà la colpa ad un periodo sfortunato. Cambia anche il tipo di scommesse: punta sui giochi che gli danno poche possibilità di vincita, ma che promettono vincite molto alte. Le perdite, a questo punto, superano le vincite.
Il giocatore si trova sempre più in gravi difficoltà finanziarie, solitamente riesce a convincere i suoi familiari, parenti o amici, di qualche causa di forza maggiore, che rende necessario il ricorso ad un prestito. In questa fase il soggetto diventa più irritabile e agitato.

3) Fase Della Disperazione.
in questa fase, il giocatore ha perso completamente il controllo sul gioco.
Gioca per lenire le sofferenze, per lo più causate dal gioco stesso, e continua a giocare anche se sa che continuerà a perdere. Anche le bugie sono fuori del suo controllo: quando gli altri non gli credono, diventa aggressivo e li accusa di essere la causa del suo problema.

4) Fase Cruciale
Le sofferenze che si riversano sui famigliari del giocatore (se li ha ancora vicini) si manifestano in vari modi: sono indietro con i pagamenti, sono senza risparmi, hanno difficoltà a procurarsi soldi, alcuni parenti o amici non gli rivolgono più la parola, le carte di credito sono state bloccate. I familiari sanno che il loro
congiunto continua a giocare e mente continuamente.
Esteriormente, incolpa tutti tranne se stesso per la situazione nella quale si trova. Internamente, invece, il giocatore è angosciato. Vorrebbe
smettere, ma “deve giocare”; non sa spiegare perché, ma deve farlo. Il suo desiderio di autopunirsi lo porta a pensare frequentemente di farla finita e, molto più spesso di quanto si pensi, arriva al suicidio.

5) Fase Critica
In questa fase il giocatore ritiene di avere realisticamente bisogno di aiuto e smette di giocare.
Insieme a professionisti incomincia a rendersi conto della patologia, affronta i suoi problemi, torna a lavorare e sviluppa un programma di risarcimento dei debiti.

6) Fase di Ricostruzione
E’ il momento di un miglioramento dei rapporti familiari, di una riprogettazione del futuro, del recupero del rispetto di se stesso. Il paziente è meno irascibile.

7) Fase di Crescita
In questa fase diminuisce la preoccupazione legata al gioco, si recuperano in modo più stabile i rapporti con gli altri e si affrontano con maggiore lucidità i problemi.

Lo psicologo, una volta che una persona decide di intraprendere un percorso psicologico per la terapia del gioco d’azzardo patologico, può decidere di intervenire secondo due modalità che non si escludono a vicenda:
1) l’intervento sul giocatore e/o 2) l’intervento su uno o più familiari.

Nel primo colloquio ci si accerterà di essere di fronte ad una condizione di Gioco d’Azzardo Patologico o di una condizione che potrebbe scaturire col tempo verso questa diagnosi.
Nell’intervento sul giocatore si metterà in atto un processo che tenterà di recuperare l’aspetto ludico del gioco, ovvero il piacere in esso contenuto.
Di fatto lo psicologo non impedirà, né consiglierà di smettere di giocare, ma ripristinerà la libertà nel farlo. Liberi di farlo significa liberi di smettere
L’intervento con i familiari del giocatore patologico è teso a far sì che attraverso la modifica dei comportamenti che questi hanno abitualmente col giocatore, si vada a modificare il comportamento di ques’ultimo.

Per saperne di più:

DSM-IV-TR .Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
American Psychiatric Association (2001) Text Revision, Masson, Milano

Psico-educazione per chi ha problemi di gioco d’azzardo eccessivo.
Carlevaro T., 2004 Hans Dubois, Ch.